La pizza si presenta abbastanza bene. Le dimensioni sono nella media, ma il cornicione non spicca molto e solo in alcuni punti è alto e morbido. Spesso però si abbassa timidamente e si rifugia in inguardabili bruciature. Il pomodoro ha un sapore deciso, piuttosto salato, e questo aiuta a nascondere l’oscura amarezza delle numerose, troppe, parti bruciate dell’impasto sottostante, che inevitabilmente sono costrette a emergere non appena il rosso si rarefa. L’impasto ha anche altri problemi: è sottile, morbido ed elastico, ma porta tutte queste caratteristiche a degli estremi che lo rendono meno gradevole di quanto sarebbe potuto essere. L’aglio non si nota molto, mentre al contrario l’origano è in molti momenti dominante sia a livello di texture che di sapore, oscurando la gradevolezza dell’accoppiata impasto-pomodoro proprio nei punti in cui sarebbe potuta emergere più cristallinamente. Insomma, nonostante la pizza sia tutto sommato buona, i troppi difetti hanno fatto sì che la scintilla non scoccasse mai, e che il piacere dei sapori non fosse mai libero di esplodere del tutto. Un’occasione sprecata e con troppi rimpianti, peggiorati poi dalla digeribilità non così semplice.

Il prezzo è di 5 euro, buono per la città.