Napoletano è una pizzeria aperta da pochi anni che cerca di teletrasportare il cliente da quel confine così sciapo e provinciale tra Brianza e Comasco alla gioia colorata, sapida e un po’ malinconica di Napoli. E quindi, in un locale veramente grande, tipico di queste strade nazionali che attraversano un paese dopo l’altro, si mangia sotto panni stesi, magliette di Maradona (un po’ anacronistica la sua solitudine: dov’è Kvara?), murales di Totò e Sofia Loren, e così via. Un tentativo che, se da una parte dimostra un certo coraggio e una certa originalitĂ , dall’altra porta a un’estremizzazione artificiale della macchietta, figlia di un auto-napoletanismo quasi morboso. Gentile e sorridente il personale, e pizze arrivate abbastanza velocemente nonostante il locale fosse gremito.Â
La pizza è abbastanza grande, e ha una base piuttosto spessa che ogni tanto, forse a causa dello scontrarsi di grandi placche tettoniche di acqua e farina, va a originare grandi colli che più che incendiati sono vulcanici. Il profumo della pizza subito richiama note di fragranza rocciosa e bruciatura magmatica, come quando si passa vicino a un panificio all’alba. E cosa può nascere da dei piccoli vulcani se non un pomodoro magmatico che stordisce e rapisce, scorre lungo l’esofago come lava e avvolge grazie al suo sapore semplicemente maestoso. L’origano e l’aglio sono quasi invisibili, così ben amalgamati con il pomodoro da non doversi prendere nessun egoistico merito. Una coesione perfetta, da brividi. Le stesse parti bruciate al centro della pizza non sono affatto male: donano una nota di croccantezza notevole, che ci racconta di roccie che si sgretolano, circondate da fiumi di seducente lava. Anche il cornicione ha un ottimo sapore e una grande morbidezza che fa affondare ma non troppo, tenendo chi l’assaggia al caldo come un maglione di lana quando inizia a diventare troppo freddo sulle pendici del Vesuvio. Il problema è che, se le bruciature al centro della pizza rimangono interessanti, sul cornicione rovinano completamente il sapore, facendosi portatrici di un amarognolo letale che distrugge l’esperienza complessiva e non permette alla pizza, nella sua interezza, di elevarsi a livelli divini. Una nota sul basilico infine: due foglie, molto buone, tanto che se ne sarebbero potute mettere almeno il doppio per tentare una freschezza che tanto bene si sarebbe combinata sia col fondo roccioso che con quello magmatico. Insomma, una pizza quasi perfetta ma rovinata da una cottura non soddisfacente. Un vero peccato.